La Passcaglia della Vita
Un compositore del primo seicento italiano rimasto anonimo, titola un suo brano citando due versi biblici del Libro di Giobbe (Job.14:1-14:2): “Homo natus de muliere brevi vivens tempore repletus multis miseriis / quasi flos egreditur et conteritur et fugit velut umbra et numquam in eodem statu permanet...” contraendolo in “Homo fugit velut umbra” e dandogli il sottotitolo di Passacalli della Vita.
La Passacaglia della Vita è anche il titolo del nostro concerto.
Questa forma musicale del XVI secolo è affascinante: semplice e diretta, colpisce il cuore dell’ascoltatore con la sua melodia ripetitiva e precisa come il meccanismo di un orologio. Il testo è un semplice “memento mori” presentato con molta grazia, una “danse macabre” che non ha nulla di oscuro e che fa riflettere non poco sulla nostra esistenza. Sì, perché nella nostra danza del vivere quotidiano ad un certo punto diventa necessario cedere alla lusinga di una pausa di riflessione, ad un momento in cui ci si chiede se ciò che siamo è ciò che avremmo voluto essere. È in questo fermarsi a pensare che spesso nasce una nuova spinta vitale. Dal movimento, alla pausa e di nuovo nel movimento ci accorgiamo di avere un passato, non siamo certi di avere un futuro ma viviamo davvero il presente. La vita è un ballo al quale siamo tutti invitati, senza maschere, senza costumi; per il tempo che durerà, per questo momento di eternità, tanto vale che sia ben danzato.
La musica accompagna la nostra esistenza, è un linguaggio universale che non si interrompe, cambia a seconda degli umori, dei luoghi, delle culture, del tempo. L’arte in ogni sua forma fa parte dell'umanità, ne accompagna la storia e spesso ne diventa il simbolo.
Tutti andiamo in una sola direzione, il ritmo del cuore ne scandisce il passo, il corpo ci porta; si dice che polvere siamo e polvere ritorneremo ad essere. Forse ma forse no. Non lo sappiamo. E allora bello sarebbe se tutto si concludesse con la frase che un uomo disse mentre stava chiudendo gli occhi nel suo ultimo istante, stringendo una mano amica: “Saluta tutti, nipote mio: è stato bellissimo...”
© 2015 Marco Beasley
Anonimo / Fenesta vascia canzone rinascimentale napoletana
Mario Pasquale Costa (1858-1933) / Catarì su di un testo di Salvatore Di Giacomo
Marco Beasley (1957) / Tarantella I, II e III su temi tradizionali
D. Ortiz (1510-1570) / Recercada primiera y segunda da: “Trattado de glosas” Roma, 1553
G. Montesardo (1580-1643) / Folia chiamata così da' Spagnoli da: “I lieti giorni di Napoli: concertini...”, Napoli 1612
Orlando di Lasso/ Sto core mio
da: Livre XIV a 4 parties...par Rolando di Lasso, T. Susato 1545
Anonimo / Tarantella detta alla calabrese danza tradizionale della Calabria
Marco Cara (1470-1525) / O mia cieca e dura sorte da: Libro I del Bossiniensis, Venezia, 1509
Anonimo (sec. XVI) / Pavana & Saltarello “de la ragione” da: ms. british library royal app. 59-62 s.d.
Gio: Ambrogio Dalza (?-1508) / Piva
da: Intabolatura... libro II, Petrucci, Venezia, 1508
A. Willaert (1490-1562) / Vecchie letrose versi aggiunti di Marco Beasley
Mario Pasquale Costa (1858-1933) / Era de Maggio su di un testo di Salvatore Di Giacomo
Anonimo / Como senza la vita
su di un testo di Francesco Spinello (15th c.)
Anonimo / Compendium Tarantulae da una citazione di Athanasius Kircher
Anonimo (sec. XVII) / Homo fugit velut umbra anche intitolata “Passacalli della Vita”
Anonimo (sec. XVI) / Il Mattacino invettive contro la Peste